Ringiovanisci!
The Watch Publisher ©2007-18 All Rights Reserved
 

L´ETÀ MI REN­DE DIF­FI­DEN­TE

Succede un po' a tut­ti; è uno dei po­chi van­tag­gi, se vo­glia­mo, dell´e­spe­rien­za ac­quisiita; ma a vol­te si tra­duce in un fre­no, una re­si­sten­za, per­di­ta di pron­tez­za e di oc­ca­sio­ni.
Le più gran­di ve­ri­tà si ce­la­no sem­pre in qual­che modo, agli sguar­di su­per­fi­cia­li. Rin­gio­va­ni­re è un pro­ble­ma se­rio; non è cosa che si pos­sa ot­te­ne­re per con­vin­zio­ne e fi­du­cia, per al­me­no uno di due mo­ti­vi: deve av­ve­ni­re in­te­rior­men­te ed e­ste­rior­men­te. Se un far­ma­co, per chi è di­spo­sto a cre­der­ci (non lo scri­ven­te) può a­gi­re all´e­ster­no e­/o la sug­ge­stio­ne nell´in­ti­mo, nes­su­no dei due può in­va­de­re l´al­tro cam­po se non in modo il­lu­so­rio e di bre­ve du­ra­ta. In so­stan­za, e­spe­dien­ti di que­sto tipo si tra­dur­ran­no pre­sto in un nul­la di fat­to, nel mi­glio­re dei casi in un gua­da­gno ap­pa­ren­te e prov­vi­so­rio, sog­get­to alla cor­ren­te in pie­na del flus­so vi­ta­le che ci con­su­ma.

Solo la di­ret­ta spe­ri­men­ta­zio­ne, con ve­ri­fi­ca sul cam­po può of­fri­re qual­che pos­si­bi­li­tà e, sia chia­ro, sem­pre re­la­ti­va a sva­ria­ti fat­to­ri i­ne­lu­di­bi­li, a loro vol­ta si­tua­ti sia den­tro che in­tor­no a noi. Tut­ta­via sot­to for­ma di ri­sul­ta­ti ac­qui­si­ti, ef­fet­ti sta­bi­li e se non per­ma­nen­ti, dato ­che tut­to scor­re, sog­get­ti co­mun­que al no­stro modo di es­se­re de­ter­mi­na­ti a rav­vi­var­li ogni gior­no, così come si man­gia e si dor­me.
Una vol­ta spe­ri­men­ta­ta la pos­si­bi­li­tà di e­ser­ci­ta­re una tale a­zio­ne be­ne­fi­ca su noi stes­si - e su quel che ci cir­con­da - qua­lun­que sia la sua por­ta­ta non po­tre­mo che ri­co­no­sce­re il fat­to, e ma­ga­ri es­ser­ne gra­ti.
Se in­ve­ce que­sto non av­ver­rà, a­vre­mo ot­te­nu­to la ri­spo­sta che vo­levamo, an­cor­ché sog­get­ti­va e non u­ni­ver­sa­le.

Ciò che mi ha in­dot­to ad e­la­bo­ra­re que­ste in­for­ma­zio­ni non è sta­to un fine economico ma, tutto sommato, e­spe­rien­za vissuta in pri­ma per­so­na.
Ho ri­sco­per­to e mes­so in pra­ti­ca tali cose da scri­ve­re ed il­lu­stra­re un li­bro sen­za ba­da­re a spe­se, per poi preferire di ven­der­lo a fini di pura e sem­pli­ce be­ne­fi­cen­za, sta­bi­lita da chi lo ac­qui­sta.
Da un lato la gra­ti­tu­di­ne per la sco­per­ta, l´i­de­a­zio­ne di quel Ge­nio che l´ha mes­sa in cir­co­lo sen­za nem­me­no firmarla, per il bene di chi l´a­vreb­be com­pre­sa. Dall´al­tro la sen­ti­ta e­si­gen­za di far chia­rez­za su un in­se­gna­men­to a­bu­sa­to fin dalla prima divulgazione, in­ter­pre­ta­to male e spie­ga­to peg­gio e di cui, se­con­do me, qua­si nes­su­no ha ca­pi­to nien­te. Non po­trò che sol­le­va­re cri­ti­che con si­mi­li e­nun­cia­zio­ni, ma al­me­no sarà e­vi­den­te che non fac­cio gli in­te­res­si di nes­su­no, così come non ten­do a perorare i miei in que­sta sede.
Solo quel­li di chi leg­ge­rà es­sen­do in gra­do di di­stin­gue­re e si darà da fare, se gli im­por­ta dav­ve­ro sta­re me­glio.



pa­g. 2/4